L’ anatomia dei ricordi e delle memori

di Apostolos Apostolou

Seconda Wikipedia: “La memoria è una funzione intellettuale che si attiva fisiologicamente a seguito dell’osservazione sensibile di tracce lasciate da oggetti o da esperienze che permettono di risalire alla configurazione di una cosa o di un evento passato. La memoria può consistere anche in informazioni o impressioni depositate nella mente che tramite il ricordo possono essere richiamate, più o meno distintamente, alla consapevole spiritualità di uno o più individui come avviene nel cosiddetto “ricordo collettivo”.Occorre specificare che nel caso del “ricordo collettivo” si tratta non di uno stesso identico ricordo, vissuto nelle sue particolari caratteristiche, che appartenga a una moltitudine di individui ma, in realtà, di ricordi individuali che si riferiscono al medesimo avvenimento: quindi in questo caso, più che di ricordo, si tratta di un “racconto” di un evento che coincide più o meno con quanto narrato da altri.”

La memoria è la catena unità, e quespo perché dishiude quell’ apertura al senso. Secondo filosofia platonica il regno della memoria è costruito sulle storie. La memoria è l’ assedio della coscienza. Anche il ricordo è l’unico luogo dal quale non possiamo essere cacciati. Fedro 274 c-276 a. “Socrate – Ho sentito narrare che a Naucrati d’Egitto dimorava uno dei vecchi dèi del paese, il dio a cui è sacro l’uccello chiamato ibis, e di nome detto Thamus. Egli fu l’inventore dei numeri, del calcolo, della geometria e dell’astronomia, per non parlare del gioco del tavoliere e dei dadi e finalmente delle lettere dell’alfabeto. Re dell’intero paese era a quel tempo Thamus, che abitava nella grande città dell’Alto Egitto che i Greci chiamano Tebe egiziana e il cui dio è Ammone. Thamus venne presso il re, gli rivelò le sue arti dicendo che esse dovevano esser diffuse presso tutti gli Egiziani. Il re di ciascuna gli chiedeva quale utilità comportasse, e poiché Thamus spiegava, egli disapprovava ciò che gli sembrava negativo, lodava ciò che gli pareva dicesse bene. Su ciascuna arte, dice la storia, Thamus aveva molti argomenti da dire a Thamus sia contro che a favore, ma sarebbe troppo lungo esporli. Quando giunsero all’alfabeto: “Questa scienza, o re – disse Thamus – renderà gli Egiziani più sapienti e arricchirà la loro memoria perché questa scoperta è una medicina per la sapienza e la memoria”. E il re rispose: “O ingegnosissimo Thamus, una cosa è la potenza creatrice di arti nuove, altra cosa è giudicare qual grado di danno e di utilità esse posseggano per coloro che le useranno. E così ora tu, per benevolenza verso l’alfabeto di cui sei inventore, hai esposto il contrario del suo vero effetto. Perché esso ingenererà oblio nelle anime di chi lo imparerà: essi cesseranno di esercitarsi la memoria perché fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non più dall’interno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni estranei: ciò che tu hai trovato non è una ricetta per la memoria ma per richiamare alla mente. Né tu offri vera sapienza ai tuoi scolari, ma ne dai solo l’apparenza perché essi, grazie a te, potendo avere notizie di molte cose senza insegnamento, si crederanno d’essere dottissimi, mentre per la maggior parte non sapranno nulla; con loro sarà una sofferenza discorrere, imbottiti di opinioni invece che sapienti”

Anche la memoria è la luce dei momenti che si autodefiniscono come domanda. Il ricordo della vita è ancora vita, e questo perché i ricordi sono essenziali per ognuno di noi. Nietzsche così scrive: “Considera il gregge che pascola di fronte a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia domani, salta di qua e di là, mangia, riposa, digerisce, salta di nuovo, e così dalla mattina alla sera, giorno dopo giorno, poco legato al suo piacere e alla sua svogliatezza, cioè al paletto dell’istante, e perciò né malinconico né annoiato. È doloroso per l’uomo vedere questo, perché egli si pavoneggia della sua umanità di fronte all’animale e, nonostante ciò, osserva con invidia la sua felicità, perché questo solo egli desidera: vivere come l’animale né annoiato né soggetto al dolore, e lo desidera vanamente, perché non lo vuole come l’animale. L’uomo si meraviglia di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di rimanere attaccato al passato. Allora l’uomo dice: ”Mi ricordo” e invidia l’animale che dimentica immediatamente e che vede davvero ogni attimo morire, sprofondare nella nebbia e nella notte, estinguersi per sempre. L’animale vive così in modo non storico, poiché si muove nel presente”.

Anche la memoria diventa una poesia dentro la poesia del reale. Possiamo vedere la poesia di Montale. La casa dei Doganieri. Il tema della poesia è il ricordo di un momento felice e intenso, evocato dalla casa dei doganieri.

Tu non ricordi la casa dei doganieri

sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:

desolata t’attende dalla sera

in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri

e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura

e il suono del tuo riso non è più lieto:

la bussola va impazzita all’avventura

e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna

la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana

la casa e in cima al tetto la banderuola

affumicata gira senza pietà.

Ne tengo un capo; ma tu resti sola

né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende

rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente

ancora sulla balza che scoscende…)

Tu non ricordi la casa di questa

mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

La memoria come le tracce della verità.La memoria è la verità. Cosi non dobbiamo condividerne con qualcuno più ne possa sopportare.

RICORDA CORPO…

Konstantinos Kavafis

Corpo, ricorda, e non solo quanto fosti amato,

non soltanto i letti in cui giacesti,

ma anche quei desideri che per te

brillavano chiari negli occhi,

e tremavano nella voce – e qualche

casuale ostacolo li rese vani.

Ora che tutto ormai appartiene al passato,

sembra quasi che a quei desideri

tu ti sia concesso – come brillavano,

ricorda, negli occhi che ti guardavano:

come tremavano nella voce, per te, ricorda, corpo.

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